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BIMBI DISABILI:
GUIDA PRATICA PER LA SCUOLA
DEL 27 SETTEMBRE 2011
di MARISA MELIS
Iniziato un nuovo anno scolastico per i nostri ragazzi disabili, pensiamo agli adempimenti che riguardano la scuola, per il loro inserimento. Si comincia a fare le riunioni:
GLHIstituto (gruppo lavoro handicap e riguarda le tematiche di tutti i disabili della scuola), qui tra le altre figure c’è il rappresentante dei genitori; GLHoperativo (riunione per il singolo disabile), ai quali partecipano i genitori, neuro-psichiatra infantile, centro di riabilitazione, dirigente scolastico, insegnanti curriculari e di sostegno, educatori scolastici e assistenti.
Dopo il GLHO l’atto che ne consegue è un PEI (Progetto Educativo Individuale), questo è un progetto di vita scolastica, dove vanno inseriti oltre agli ausili che eventualmente servono allo studente, il tipo di lavoro da compiere e gli obiettivi da raggiungere. Alla stesura del PEI devono partecipare anche i genitori che firmano per la sua approvazione. Senza consenso NON SI PUO’ FARE IL PEI (è bene che i genitori lo sappiano).
Con gli studenti disabili si può fare:
- un programma normale come per gli altri studenti e questo, avviene nel caso il ragazzo abbia solo problemi motori ma non cognitivi;
- un programma con requisiti minimi quando, con problemi cognitivi, si può lavorare con elaborati ridotti all’osso e con agevolazioni nelle prove di valutazione, con risposte multiple o rispondendo: vero o falso;
- un programma differenziato, si svolgono programmi per singole materie, al di fuori di quelli Ministeriali.
Per i nostri figli c’è un abisso fra questi due ultimi programmi: per quello con requisiti minimi si arriva a un titolo di studio valido a tutti gli effetti; per quello differenziato si ottiene una certificazione di frequenza scolastica che non porta a nessun titolo di studio. C’è solo un inserimento scolastico, le valutazioni sono completamente diverse dai primi due programmi.
Importante per i genitori sapere che il programma differenziato deve essere da loro autorizzato, la scuola senza la loro firma non può svolgerlo.
Ragazzi imprigionati in un corpo, ma con un livello cognitivo buono nella nostra scuola pubblica italiana non sono aiutati con una comunicazione facilitata e molto spesso sono umiliati con un programma differenziato. Su questo c’è molto da lavorare, i genitori e le associazioni devono costringere la scuola ad aiutarli, con i dovuti mezzi si può fare, lo dice la L.104/92 per quanto riguarda gli artt.da 12 al 16. Chi non aiuta? Rivolgo questa domanda: “Se fosse tuo figlio, permetteresti?”
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